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21 Lug 2015
Dal convegno organizzato dalla TMT Costruzioni, in collaborazione con Camera di Commercio di Ascoli Piceno, Albo degli Autotrasportatori, Elica e Marche EXPO, presso gli spazi di Fuori Expo Marche, imprese e associazioni di categoria hanno fatto il punto sulle problematiche del settore. Sistri, spese non documentate, cabotaggio, costi minimi, UNATRAS , Governo e controlli. Con una certezza: nessuno ha ancora perso, con tutti i problemi del momento, la voglia di fare impresa e di innovare. ” L’autotrasporto alza la voce e chiede maggiore considerazione nelle scelte strategiche del Paese. A cominciare dal settore del trasporto rifiuti, che continua ad essere vessato da strumenti come il Sistri. Ma che, nonostante questo, continua ad innovare con soluzioni tecniche d’avanguardia e con spirito imprenditoriale. Si può sintetizzare così quanto emerso dal convegno che si è svolto ieri a Milano, dal titolo “Dalla produzione e distribuzione degli alimenti allo smaltimento dei rifiuti: quale ruolo per l’autotrasporto italiano”. Un evento organizzato dal costruttore di semirimorchi e allestitore TMT Costruzioni di San Benedetto del Tronto, in collaborazione con la Camera di Commercio di Ascoli Piceno, presso gli spazi di Fuori Expo Marche. E che è destinato a ripetersi anche in altre sedi.
In apertura il moderatore del convegno, Massimo Lanari, giornalista collaboratore della rivista tuttoTrasporti, ha ricordato gli ultimi dati relativi alle imprese di autotrasporto attualmente iscritte all’Albo: circa 96mila – di cui 60mila tra monoveicolari o piccolissime imprese – alle quali si sommano le 33mila aziende senza veicoli. Un dato drammatico, se si pensa che nel 2012 erano 104mila, più 48mila senza camion.
Alfredo Spinozzi, titolare della TMT Costruzioni, ha ricordato come, nonostante tutto, il settore sia ancora vivo e vitale. In particolare quello del trasporto rifiuti, uno dei principali sbocchi dell’azienda marchigiana, le cui attività si concentrano fortemente sulla produzione di piani mobili. “Siamo stati tra i primi a costruire i piani mobili in Italia, nel 1985. Ora il mercato è ancora in crescita e, anche grazie a investimenti importanti come il nuovo impianto di saldatura automatico, abbiamo prodotti all’avanguardia come il Leakproof, l’unico piano mobile a tenuta stagna presente sul mercato italiano. O il Conchiglia, semirimorchio con piano mobile dotato di aperture laterali, concepito per svolgere anche le funzioni del centinato. Non solo: produciamo anche veicoli dotati di omologazione Hupac per il trasporto ferroviario. E stiamo sviluppando un piano mobile ‘frigo’ in grado di trasportare sfusi alimentari come gli spinaci senza che questi si surriscaldino”.
Dalla tecnica all’attualità. Roberto Galanti, coordinatore nazionale della FIAP e consigliere anche della CCIAA di Ascoli Piceno, nel suo intervento ha fatto il punto sulla vertenza con il Governo riguardante, tra l’altro, le spese non documentate. “Purtroppo, ad oggi, l’importanza dell’autotrasporto per l’economia nazionale non viene riconosciuta da nessuno, a cominciare dal Governo. Non abbiamo una figura (interlocutore) con cui discutere, non riusciamo nemmeno a vedere il ministro se non sotto la minaccia del fermo. E non si rispettano nemmeno i patti: a gennaio avevamo stabilito la ripartizione dei fondi destinati all’autotrasporto per il 2015, pari a 250 milioni di euro, di cui 60 destinati alle spese non documentate. A pochi giorni dalla scadenza del termine per la dichiarazione dei redditi, l’esecutivo ci fa sapere che per le spese non documentate servirebbero 186 milioni di euro, e quindi gli attuali livelli di rimborso vanno tagliati dei due terzi. Si tenga conto che è dal 2006 che, a questa voce, vengono destinati 60 milioni di euro, cifra rivelatasi sufficiente anche con un numero superiore di imprese monoveicolari. Ora, delle due l’una: o quest’anno hanno sbagliato i conti, eventualità tutt’altro che da scartare visto che non ci hanno ancora spiegato come si è arrivati a calcolare quei 186 milioni. Oppure i conti erano sbagliati negli anni precedenti. Ecco, questo è l’attuale livello di competenza e di considerazione che, secondo il Governo, merita l’autotrasporto. Figuriamoci, quindi, cosa accade quando si parla di controlli, di costi minimi, di contrasto al fenomeno delle aziende esterovestite. E di Sistri, per il quale c’è un nuovo bando ma con le vecchie regole. Noi non siamo contro il Sistri, ma contro questo Sistri che non ha mai visto luce e prodotto solo ed esclusivamente esborsi di somme a fronte del nulla”. La Fiap, inoltre, si sta impegnando anche per “l’indeducibilità delle fatture per ritardati pagamenti e la confisca della merce dei casi di cabotaggio abusivo”.
Una constatazione evidenziata anche da chi, con questi problemi, si scontra tutti i giorni. Come Veniero Rosetti, presidente del Consar di Ravenna, che si è soffermato in particolare su una delle principali attività dell’azienda, il trasporto rifiuti. Un’attività alla quale l’azienda destina 300 mezzi, di cui 130 dotati dei dispositivi per il Sistri. “Sapete quanto spendiamo ancora all’anno per il Sistri? 40mila euro all’anno. E il bello è che, se non paghi, non ti fanno nemmeno entrare negli impianti di destinazione. Non possiamo continuare così. Questi sono i frutti di chi, con scarsa competenza, prende le decisioni dall’alto calandole nella realtà senza nemmeno lanciare un progetto pilota presso 3-4 aziende per verificarne il funzionamento. Altri esempi? I costi minimi di sicurezza, che a mio avviso sono stati solamente una fonte di contenziosi legali; le illegalità del conto proprio; e i bandi che permettono ad aziende senza nemmeno un veicolo di soffiare il lavoro alle vere aziende di autotrasporto. Diciamo la verità: abbiamo bisogno di una politica diversa, certo, ma anche di associazioni di categoria in grado di rappresentarci e di parlare con una voce unica”. In materia di costi minimi di sicurezza, l’avvocato Omar Amato ha ricordato l’attuale situazione di incertezza, precisando però che – secondo il principio dei diritti quesiti – un crescente numero di tribunali in Italia si sta pronunciando a favore della validità di quelli emanati tra gennaio 2009 e ottobre 2011 e da agosto 2012 a fine 2014. “Purtroppo, però, non è stato ancora preso un indirizzo giurisprudenziale chiaro. Negli ultimi mesi, ad esempio, casi identici sono stati trattati in maniera diametralmente opposta, a sfavore della validità dei costi minimi a Reggio Emilia e Milano, a favore a Ferrara e Pavia”. Per quanto riguarda i costi indicativi emanati dal ministero con la nuova normativa, “sono rimasti lettera morta, li definirei un tentativo assai poco coraggioso da parte dello Stato di adeguarsi a quanto detto dalla Corte di Giustizia europea senza affrontare una riforma con le parti sociali”. Il supporto del tecnico di uno dei legali della Fiap, che ha seguito nel corso del tempo la parte contabile delle vertenze, ha evidenziato come “due aziende, legate a uno stesso soggetto, sul punto si sono visti di fronte due sentenze diametralmente opposte. I casi erano gli stessi, ma i giudici erano diversi”. Lo stesso tecnico ha poi ricordato “l’importanza di responsabilizzare la committenza per ristabilire la legalità nell’autotrasporto”. Fabio Urbinati (Pd), consigliere regionale delle Marche e proveniente da una famiglia di autotrasportatori, ha raccolto la sfida proveniente dal settore, lanciando anche un assist alle associazioni di categoria anche a livello europeo, perché è lì che si gioca il futuro del settore, dal dumping sociale alle regole sul cabotaggio. “Dobbiamo fare squadra. Non è possibile che gli italiani abbiano, non solo nell’autotrasporto ma anche in altri settori, cinque o sei associazioni di categoria e sei o sette posizioni diverse. Occorre parlare con una sola voce par far valere i propri, legittimi interessi”.
Noi è da tempo che “predichiamo” l’unità della categoria come una posizione univoca di forza….La strada intrapresa sembra essere quella giusta, ma staremo a vedere nei prossimi giorni.
Fonte: FIAP AUTOTRASPORTI